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MANIFESTO

Oggi più che mai la classe lavoratrice riveste il ruolo di agnello sacrificale sull’altare del Capitale organizzato, altrimenti noto sotto il nome di “mercati”. Spremuta, umiliata, impoverita, frastornata, sprofonda in termini di reddito e di diritti, di rappresentanza politica e sociale.

Con essa stanno cadendo le masse tutte, oppresse da governi che, nell’interesse dei creditori, creano scientificamente miseria sotto forma di austerità. Al contempo i media in mano ai magnati amplificano il disagio, e fomentano una guerra tra poveri al fine di dividere per meglio regnare.

Conformemente a questo processo, vediamo la periferia d’Europa trasformarsi in regione sottosviluppata del mondo, dove un pugno di capitalisti cerca di imporre selvaggiamente la propria legge.

Un grave pericolo incombe sui lavoratori.

Come è stato possibile che si sia arrivati fino a questo punto? Davvero si tratta dello sviluppo naturale della società al quale è impossibile e illegittimo opporsi?

No di certo. È vero al contrario che dai primi anni ’80 è in corso nei confronti del proletariato un violentissimo esproprio politico. Come risultato, esso è rappresentato oggi da rinnegati che, dal governo come dall’ ”opposizione”, servono gli interessi di un unico padrone: la borghesia.  

Il Parlamento promette tutt’al più ai lavoratori un po’ di elemosina amministrativa, ma solo a condizione di stare buoni al loro posto; mentre l’ideologia borghese, vincente a suon di miliardi, inculca alle masse il disprezzo di concetti quali lotta di classe, proletariato, socialismo, qualificati come errori della storia.

La realtà ci dice invece il contrario: il ruolo e la posizione sociale fondamentale della classe lavoratrice non è cambiata rispetto agli inizi del capitalismo industriale. Le stesse forze economiche sono all’opera nella società capitalista, nonostante le evoluzioni, le fasi e le forme del capitalismo si succedano incessanti. Cambiata è certamente la rappresentazione che se ne fa la società borghese tutta intera, che tenta di nascondere le proprie contraddizioni con la propaganda reazionaria di massa a reti unificate.

Per reagire a tutto questo abbiamo creato l’Ottobre: una finestra d’approfondimento sulla situazione odierna da un punto di vista marxista-leninista. Ottobre  è  un  cantiere  aperto,  che  poggia  sulle  solide  fondamenta  della  storia  del movimento operaio. Un modesto ma leale organo di rappresentanza degli interessi concreti della classe lavoratrice.

In quest’ottica, il nostro obiettivo è di contribuire a forgiare quella coscienza di classe che è andata perduta nel corso degli ultimi decenni. La via è ridare al proletariato moderno la consapevolezza del proprio ruolo storico e sociale: il suo ruolo rivoluzionario. Una consapevolezza difficile da acquisire, ma facile da dimenticare quando le condizioni materiali di esistenza si fanno sempre più dure, nel quotidiano dell’oppressione di classe vissuta da chi suda per il salario.

Il nome « Ottobre » si è imposto a noi come un’evidenza, come omaggio al primo vittorioso assalto al cielo delle masse oppresse; alla nascita – tra indicibili difficoltà – del primo stato socialista della storia, guidato dagli operai per gli operai. L’eredità dell’opera, i benefici che ne sono derivati alle masse oppresse di tutto il mondo sono incalcolabili e nessuna propaganda borghese, di destra e di sinistra, potrà offuscarla.

Per essere all’altezza dell’esempio bisognerà attualizzare e incardinare nel presente gli insegnamenti contenuti in questa straordinaria esperienza storica. Il nostro scopo è di contribuire alla rinascita del movimento operaio comunista italiano, rinnovato sulla base delle conquiste, delle vittorie e anche degli errori del movimento rivoluzionario comunista internazionale.

Per tutte queste ragioni insomma, e soprattutto perché al cuor non si comanda, abbiamo fondato l’Ottobre: il nostro contributo al compito immediato dell’azione politica autonoma dei lavoratori, nel nome dei veri interessi di classe. Al fine di opporre presto al partito unico dei mercati, attualmente al governo, il partito unico dei lavoratori, da ricostruire da cima a fondo.

Sarà allora l’alba di una nuova e più promettente fase per i lavoratori, che da oltre un secolo conducono a testa alta lotte durissime per ribaltare la loro sottomissione secolare, armati delle proprie idee e delle proprie organizzazioni. Non abbasseremo le braccia proprio oggi che il pericolo è al suo apogeo, per lasciare campo libero a chi intende rimettere indietro per sempre le lancette della storia.

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