Il Venezuela prima di Chavez e della rivoluzione bolivariana: il PIL del paese nel 1998 era di circa 3700$, meno della metà di quello argentino. Il 70% della popolazione viveva nella povertà (il 35% di essa in povertà estrema). La rendita petrolifera era del 16%.
Nel 1999 il governo bolivariano aumenta del 20% gli stipendi del settore pubblico, tagliando le sontuose protezioni ai politici e introducendo un’imposta sul debito bancario. Nel 2000 si inaugurano inoltre una serie di riforme fondamentali in campo sociale, in particolare una riforma agraria consistente: all’epoca infatti, il 20% della popolazione possedeva il 70% delle terre coltivabili, mentre il 75% ne possedeva solo il 6%. I terreni incolti sopra i 5000 ettari vennero espropriati e consegnati a cooperative di contadini senza terra, fornendo loro crediti e strumenti di lavoro. Nel 2003 il governo crea inoltre un mercato alimentare, con negozi presenti nei quartieri poveri e nelle zone rurali, che vendono i prodotti a prezzi calmierati del 40% rispetto agli altri rivenditori. Così facendo, il governo intende supportare la produzione locale dalla quale si approvvigiona.
Con il programma Robinson I e II del Ministero dell’Educazione parte poi una larghissima campagna di alfabetizzazione che interessa oltre 1,5 milione di persone escluse dall’educazione. Vengono coinvolti oltre 90mila insegnanti. Con la completa implementazione del programma, il paese dichiara finalmente di essere libero dall’analfabetismo. Inoltre fino al 1998 nel campo universitario soltanto il 17% dei diplomati proseguiva verso un’istruzione superiore. Il governo bolivariano s’impegnò ad allargare decisamente il numero degli iscritti all’università, soprattutto fra i poveri, fornendo 90mila borse di studio in 2 anni. Il Ministero dalla Salute con la missione “dentro il quartiere” diffonde capillarmente nei quartieri disagiati strutture sanitarie di base, aumentando il numero dei medici operanti, così come favorendo la vendita di farmaci a prezzi del 80% inferiori a quelli di mercato. Fra il 2003-05 il governo si propone inoltre di eliminare tutte quelle pesanti barriere sociali e giuridiche che lasciavano milioni di persone in stato di “invisibilità”, senza documenti e diritti. 13 milioni sono i beneficiari del programma, dando spazio e cura in particolare ai popoli indigeni.
Questi sono solo alcuni dei provvedimenti a favore delle classi subalterne e delle minoranze presi nei primissimi anni del governo bolivariano. Per non parlare dell’enorme partecipazione popolare democratica favorita dalle istituzioni, per cui ci sarebbe bisogno di un articolo a parte. Tuttavia, come tutti sanno, l’esperienza bolivariana è stata funestata dalla costante pressione da parte dell’imperialismo statunitense e dalla borghesia compradora venezuelana ad esso legata, che vorrebbero portare indietro le lancette della storia: questo il Pil pro capite del Venezuela nel 2014. Si confrontino i due grafici.
Per concludere possiamo affermare che dal 2014 in poi l’offensiva imperialista ha colpito duramente, col ribasso forzato del prezzo del petrolio, l’economia venezuelana. Questo naturalmente ci mostra i limiti di un economia basata integralmente sull’estrazione e l’esportazione del petrolio. Tuttavia conosciamo benissimo chi sta cercando di distruggere il Venezuela: non di certo l’esperienza bolivariana. Evidentemente chi, fra i fan dei golpisti e dell’imperialismo, parla di tornare “ai vecchi tempi” intende i tempi dello sfruttamento, della fame e della povertà, quella vera.
[…] e resistenza, ma è anche al contempo una lotta di classe, perché come abbiamo accennato sopra in governo venezuelano non fa altro che cercare di redistribuire – e con un certo succeso R…cioè i lavoratori, le minoranze, una parte della piccola borghesia, parti sociali che per decenni […]