Alla vigilia dell’attribuzione del Premio Nobel per la Pace che rischia seriamente di andare all’organizzazione fiancheggiatrice di Al Qaeda chiamata White Helmet, traduciamo l’editoriale apparso oggi sul Courrier International – organo della borghesia radicale e intellettuale, il cui equivalente italiano è L’Internazionale –, per illustrare il degrado e l’infame servilismo raggiunto dalla sinistra imperialista occidentale.
Vi si può leggere un concentrato di menzogne, propaganda e retorica strappalacrime basata sul capovolgimento totale della realtà che non ha eguali. E che non merita neanche di essere confutato, ma solo letto con infinita pietà e incredulità, nei confronti di coloro che sotto le spoglie dell’umanitarismo e del progressismo, malinteso e astratto, si fanno interpreti dei sentimenti di rapina, del neo-razzismo e del colonialismo più barbaro delle classi dominanti capitaliste occidentali.
Courrier international – n° 1353 del 6-12 ottobre 2016
Che cos’è Aleppo? Grazie a questa domanda, Gary Jhonson, candidato indipendente alla Casa Bianca, è diventato la barzelletta dei social network. Ecco per lui qualche elemento di risposta: Aleppo è la seconda città della Siria. Quella che contava prima della guerra civile più di un milione e mezzo di abitanti. Crocevia di civiltà, la città ha suscitato per secoli incanto e invidia. “Un sito del genere vieta a chiunque la occupi, di essere uno di quei popoli felici senza storia” scriveva l’assirologo Eduard Dhorme.
Aleppo è oggi, nella sua parte orientale, una città fantasma. Bombardata, distrutta, è diventata il simbolo dell’impotenza occidentale, dell’incapacità dell’ONU, del cinismo di Mosca, della mostruosità del regime di Damasco, della vigliaccheria americana, dell’assenza dell’Europa. La città-mondo si è trasformata in città della vergogna. L’est di Aleppo è “un inferno in terra” con “un livello di barbarie che nessun essere umano dovrebbe sopportare”, secondo un responsabile dell’ONU.
Aleppo è un impasse diplomatica. Le parole ‘tregua” e “cessate il fuoco” non hanno più senso. “Smettete di bombardare, voglio dormire, sono stanca”, scrive Bana, 7 anni, sul suo profilo Twitter.
Aleppo è una città di eroi. Ogni giorno i caschi bianchi – i White Helmet – tirano fuori dalle macerie le vittime dei bombardamenti. Ieri fornai, tassisti o artigiani, oggi questi volontari meritano il Nobel per la Pace del 2016. Perché il mondo non dimentichi che in questa città martire, i civili pagano ogni giorno il prezzo della rinuncia collettiva.”
La storia si incaricherà di giudicare chi, scrivendo simili mostruosità e mettendosi al servizio degli interessi degli imperalisti, ha innalzato dei tagliagole mercernari, fondamentalisti religiosi, al rango di santi ed eroi. Di dipingere sotto spoglie angeliche e progressiste dei settari, criminali e reazionari, che insanguinano il Medio Oriente e che da cinque anni impongono un terrore oscurantista al popolo siriano, il quale non vede l’ora di sbarazzarsene e per questo, in questo frangente, si stringe intorno al proprio governo, al proprio esercito, contro queste armate nere manovrate dagli USA, dalla NATO, dalle Petromonarchie e dalla Turchia.
A futura memoria.
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