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La guerra imperialista permanente e i comunisti

guerra imperialista

di Alberto Ferretti

I circoli più reazionari del capitalismo, collocati nei Paesi imperialisti – e in particolare negli Stati Uniti, agglomerati intorno ad altri centri di potere come l’Unione Europea e ad alcune élites medio-orientali – necessitano oggi più che mai della guerra imperialista, in quanto traggono profitto dalle aggressioni militari. A questo fine, essi muovono gli Stati come pedine dei propri interessi: i buoni affari chiamano gli interventi militari, essi non hanno oggettivamente interesse nella pace.

Ciò spiega lo stato di conflitto permanente che percorre larga parte del globo: gli imperialisti sono pronti a sacrificare tutto e tutti alle loro necessità economiche, le quali richiedono sforzi bellici sempre maggiori. La dinamica in moto è nella sostanza la stessa che ha condotto alla Prima e alla Seconda guerra mondiale, e alle aggressioni imperialiste (Corea, Vietnam etc.) del Dopoguerra, alla cui recrudescenza assistiamo oggi, dato che il capitalismo cerca di recuperare il terreno a suo tempo sottrattogli dal socialismo sovietico e dalla decolonizzazione.

Di conseguenza, mentre tutti i Paesi, tutti i popoli hanno bisogno e aspirano alla pace, i detentori del potere economico, l’alta borghesia, spinge in direzione ostinata e contraria. Ma poiché non è semplice convincere le masse della necessità di un nuovo massacro, sono costretti a tenere la società in stato di tensione permanente, usando tutti i mezzi a disposizione, in particolare i media “liberi”, per preparare la popolazione alla violenza. Essi mistificano, mentono, inventano minacce, alimentano fanatismi e settarismi, bollando chiunque si opponga a tale artificiale strategia della tensione come un irresponsabile che espone la Nazione al pericolo esterno.

Dai tempi del nazismo, passando per il maccartismo americano, non assistevamo a una così formidabile evoluzione della propaganda quale l’odierna retorica anti-terrorista e diritto-umanista; constatiamo anzi in essa il perfezionamento definitivo della propaganda borghese. Seducente, semplicistica, superficiale, idealistica e a-storica: un prodotto facile e ben confezionato per essere inghiottito da masse a cui è stato tolto ogni spirito critico, ogni profondità storica, spoliticizzate, involute culturalmente e manipolabili all’infinito.

Una volta radicato infatti nell’inconscio collettivo il pregiudizio della presunta superiorità del modello economico capitalista, la paura di un pericolo fantasma e il terrore tramite episodici attentati di matrice salafista – ovvero dei nostri alleati del Golfo – gli imperialisti, o meglio i loro elementi politicamente attivi rinchiusi nei Parlamenti borghesi, si presentano nella veste di protettori e salvatori. E la loro ricetta è sempre la stessa: l’aggressione economica e mediatica, la sovversione di Paesi non allineati le cui risorse ancora sfuggono al loro controllo, la guerra di rapina, il banditismo su scala globale.

Tramite i loro organi di stampa, chiamano tale politica, tale linea di distruzione, “guerra umanitaria” o “missioni di pace”. ONG, intellettuali, giornalisti benpensanti di sinistra e di destra, ogni sorta di lacché al soldo dell’imperialismo si incarica, lautamente retribuito, di propagare tali concezioni reazionarie tra le masse inermi, troppo occupate a cercare di sopravvivere tra le difficoltà materiali per riuscire ad alzare la testa e ragionare a mente fredda su ciò che le circonda.

Questa disinformazione strutturale, le orribili quanto inverosimili demonizzazioni che circolano sui nostri media, questa incomprensione voluta e intrattenuta ai più alti livelli sulle condizioni oggettive di sviluppo dei Paesi-preda all’infuori della sfera Occidentale, le falsità deliberate, tutta questa narrazione è definita senza vergogna “libertà di stampa”, e chiunque non si conformi al punto di vista ufficiale servito in tutte le salse a tutte le ore su tutti i supporti, riceve la qualifica di sostenitore dei “regimi totalitari”. Di “totalitario” invece esiste solo la diffamazione unilaterale, lo scherno, gli attacchi e la congiura del silenzio, quando non la censura, cui sono sottoposte le voci critiche, tra cui il punto di vista e le concezioni comuniste. 

Creare o esacerbare disordini e tensioni in tutto il mondo, per poi intervenire: ecco la logica degli imperialisti e dei reazionari. Hanno ricacciato al Medioevo il Medio Oriente progressista rappresentato dai nazionalismi laici arabi, poi consegnando l’Europa dell’Est ai fascisti xenofobi anti-russi, come in Ucraina e nei Paesi baltici, fomentando nel frattempo divisioni etniche e settarismi in Africa con la creazione di Stati fanticcio come il Sudan del Sud, e colpi di Stato e destabilizzazioni continue in America Latina (ciò che accade i questi giorni in Brasile è significativo e rientra nel copione).

Da una parte, questo movimento ininterrotto, che necessita enormi disponibilità economiche e un centro direzionale solido, giova direttamente alle classi capitalistiche, ai proprietari, dirigenti e finanziatori dei grandi gruppi multinazionali e alle banche, sotto forma di invasioni di nuovi mercati. Dall’altra, costituisce un potente vettore di stabilizzazione reazionaria all’interno dei Paesi a capitalismo avanzato, dove le classi lavoratrici, traumatizzate e sfruttate, manipolate e ingannate, sono per ora incapaci di reagire coscientemente all’oppressione e alla carneficina che i borghesi, coalizzati internazionalmente, stanno preparando ed eseguendo per ora a fuoco lento.

Il compito dei partiti comunisti e operai di ogni Paese, una volta riorganizzati in fronte unito, sarà di opporsi in ogni modo alle aggressioni imperialistiche e alla nuova guerra globale in preparazione, ma se la guerra scoppierà, viste le contraddizioni terribili del capitalismo globale risolvibili solo col conflitto armato, sarà di fare “guerra alla guerra”, guerra agli aggressori imperialisti, che non sono altro che i nostri governi.

Tuttavia, per fermare la spirale bellica e prevenire il nuovo conflitto globale innescato dallo stadio monopolista raggiunto dal Capitale in USA e in consolidazione in UE, l’unica opzione realistica è togliere preventivamente il potere alle borghesie nazionali, e metterlo nelle mani del proletariato cosciente e organizzato, delle classi lavoratrici, degli operai. E su questa base politica rivoluzionaria, la proprietà sociale dei mezzi di produzione e l’internazionalismo proletario saranno la garanzia di una pace duratura tra i popoli. La rivoluzione in Occidente è la sola e unica speranza per la pace futura nel mondo.

4 Replies to “La guerra imperialista permanente e i comunisti”

  1. CriticaComunista says: 26 Aprile 2016 at 15:37

    Rivoluzione culturale prima di tutto.
    Ciao compagno!

    1. Alberto F says: 26 Aprile 2016 at 15:39

      Perseverare per far emergere un punto di vista differente. Saluti rossi!

  2. Leonardo says: 19 Novembre 2020 at 14:36

    Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, il capitalismo ha foraggiato l’inizio dell’immigrazione senza controllo. Questo ha determinato lo sfruttamento dei nuovi schiavi in Italia e non solo, che lavorano con stipendi da fame, inoltre è iniziata la guerra tra poveri, strumentalizzata dalle destre al grido: prima gli italiani.

    1. Alberto Ferretti says: 19 Novembre 2020 at 14:57

      Non è cosi. L’immigrazione è sempre esistita (basti pensare a quella da Sud a Nord in Italia o quella dei milioni di italiani verso l’estero) e non è un “problema”. I salari sono bassi e lo sfruttamento è alto nel capitalismo, e questo strutturalmente, perché esiste ed è mantenuta dai capitalisti una grande massa (in Italia 12 milioni di persone) di disoccupati e inattivi. Il problema sono i capitalisti e gli imperialisti.

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