Il governo socialista francese ha presentato in data 18 febbraio 2016 le linee guida della tanto attesa riforma del lavoro. A grande sorpresa dei commentatori, che immaginavano a giusto titolo un testo abbastanza vicino alle richieste del mondo degli affari, la riforma va ben al di là delle più rosee aspettative del padronato stesso.
Essa è totalmente incentrata sul concetto di “più libertà per le imprese” (1). I punti cardine sono:
1) Libertà di licenziare, facilitando i licenziamenti per motivi economici. Ovvero se l’azienda è “in difficoltà”, i proprietari, azionisti, dirigenti e quadri superiori avranno tutta la discrezionalità necessaria per decidere ogni anno sulla base dell’interpretazione di bilancio quanti lavoratori licenziare per rimpinguare i profitti.
2) Libertà di allungare il tempo di lavoro, ovviamente a salario uguale, se non inferiore. Tramite l’attacco alle 35 ore, già largamente disattese in quasi tutti i settori.
3) Libertà di istituire una contrattazione aziendale che prevalga su quella collettiva. Smantellare la contrattazione collettiva significa indebolire il potere negoziale dei lavoratori organizzati di fronte all’azienda, di modo che il personale sia confrontato individualmente alle imposizioni padronali senza poter contare sulle tutele garantite delle disposizioni nazionali nei confronti di accordi peggiorativi o al ribasso.
Cosciente dell’impopolarità di tale legge, e dell’impatto che essa avrà sulle classi operaie già piegate dalla crisi, il Ministro del Lavoro ha minacciato di ricorrere al 49-3, un dispositivo costituzionale di epoca gollista che permette al governo di approvare una legge senza passare per il voto parlamentare. L’equivalente estremo del nostro voto di fiducia – metodo autoritario di governo per eccellenza, che l’Italia conosce fin troppo bene e la Francia inizia solo da poco a praticare – e che il governo del Primo Ministro Valls brandisce come una arma ancor prima di aver sottoposto il testo ai parlamentari, al fine di silenziare le voci critiche all’interno della maggioranza socialista all’Assemblea Nazionale.
Indicativa del clima da caccia alle streghe è inoltre l’isteria mediatica intorno al codice del lavoro, diventato ormai il nuovo mostro da sbattere in prima pagina e mettere alla berlina sui talk show. Esso è definito da giornalisti e commentatori come un “incubo burocratico”, un “mattone di norme surreali”, “migliaia di pagine illeggibili e incomprensibili” ed altre amenità reazionarie del genere, cui costoro forse preferirebbero qualcosa di più easy, cool, leggero, liquido, bello e simpatico, magari un codice del lavoro riassumile in qualche tweet, in uno slogan pubbliciario, in una battuta da film.
Il tutto col chiaro intento di ridicolizzare le tutele del Lavoro – di cui né politici, né giornalisti, né imprenditori e banchieri hanno bisogno – e preparare l’opinione pubblica alla necessità di licenziamenti, precarizzazione di massa e dimezzamento dei salari come è stato fatto in Grecia, Portogallo, Spagna e presto in Italia.
Nel frattempo il Governo francese ha rinnovato appena due giorni fa lo Stato d’Emergenza, per altri tre mesi, in attesa di poterlo iscrivere nella Costituzione, come proposto da vari settori socialisti e di destra (!). In tal modo, sarà resa sempre più complessa e pericolosa per sindacati, partiti e associazioni l’attività di agitazione e organizzazione del movimento di protesta contro la riforma: pena la prigione, l’arbitrio delle forze dell’ordine, lo sberleffo e la denigrazione sui media di regime contro i manifestanti che “non rispettano l’unità nazionale e offendono così i morti del 13 novembre” (2).
Un’unità nazionale inaugurata proponendo tra l’altro una legge identitario-razzista che prevede di poter revocare la nazionalità ai cittadini bi-nazionali colpevoli di “atti terroristici”, ovviamente inutile per combattere il terrorismo – per il quale basterebbe smettere di finanziare gli islamisti attraverso i nostri alleati del Golfo – ma efficacissima al fine di stigmatizzare ancor più i cittadini di origine araba, sport preferito dai nazionalisti europei, e preparare così la strada al governo delle destre e del Fronte Nazionale.
Contemporaneamente in Italia – dove l’attacco al Lavoro per mezzo del Jobs Act, è a uno stadio ben più avanzato che in Francia (sul Jobs Act i precedenti articoli sono disponibili qui e qui) – cercano ora di passare al taglio delle pensioni, cominciando da quelle di reversibilità: in pratica, è sufficiente che in una famiglia di 5 o 6 persone entrino due stipendi operai, e questa famiglia secondo il calcolo l’ISEE sarà considerata “benestante”, ossia al di sopra delle soglie di accesso delle prestazioni per criteri sociali, quindi la pensione di reversibilità verrà aggiustata, cioè tagliata, di conseguenza (3).
Per chi non lo sapesse, è quello che già succede per le borse di studio universitarie (4), dove i figli degli operai si sono visti tagliare nell’arco di 15 anni le soglie di accesso alle borse di studio grazie al sistema ISEE che adesso vogliono implementare per le pensioni. Questi studenti proletari pagano spesso le rette universitarie a tasso pieno, non trovano posti negli studentati, né un assegno di borsa che permetta di affrontare le spese correnti.
Essi si ritrovano così a dover affrontare l’università e in queste condizioni competere coi figli della borghesia senza poter contare però sullo stesso appoggio che la famiglia di un avvocato, medico, imprenditore, giornalista, banchiere può garantire al proprio pargolo. Forse per “uguaglianza e merito” la borghesia intende questo?
L’Unione Europea ovviamente applaude. Chi ha detto infatti che non c’è unità politica in Europa? C’è, eccome. Il sistema si uniforma dappertutto secondo i desiderata neo-liberisti della Commissione, senza nemmeno aver bisogno di un governo centrale ufficiale, ma che di fatto esiste a Bruxelles senza che sia mai stato votato da nessuno. L’UE applaude e chiede tributi ancora più onerosi alle classi lavoratrici.
Il Ministro Padoan pochi giorni fa è stato costretto a confessare. Il solo modo per riattivare la competitività delle nostre aziende è svalutare il Lavoro, dato che non possono svalutare la moneta a causa dell’Euro, calibrato sugli interessi dell’industria tedesca e dei grandi capitalisti europei. Quindi occorre creare disoccupazione di massa, in modo da abbassare le pretese salariali dei lavoratori ancora impiegati e alleggerire le imprese del peso delle forze lavorative eccedenti. Le contro-riforme sul lavoro recepiscono dunque sul continente – dalla Francia, alla Grecia, all’Italia – le direttive di un impianto comunitario sostanzialmente anti-operaio.
Per evitare la catastrofe sociale, la soluzione dei Padoan è di istituire un sussidio di disoccupazione europeo. Sarà insomma lo Stato a farsi carico del reddito minimo che le aziende non vogliono distribuire (al fine di preservare i margini di profitto), tramite la fiscalità generale che pesa sui lavoratori – le cui tasse non fanno che aumentare perché contestualmente quelle sui patrimoni e profitti d’impresa sono diminuite in maniera drastica. Le tasse serviranno così a erogare sussidi di sopravvivenza agli stessi lavoratori/disoccupati finché non accetteranno di essere riassunti con salari dimezzati per esercitare lavori precari.
Lavoro, pensioni, servizi pubblici, diritto allo studio: smantellando quel poco che il proletariato era riuscito a conquistare nel dopoguerra, la sinistra riformista – in Francia come in Italia, Spagna, Grecia e Germania, – dimostra di essere nient’altro che il personale politico più zelante al servizio del Capitale. L’Europa si trasforma passo dopo passo in una coalizione di Stati fascisti, dove regna la più brutale oppressione di classe e l’autoritarismo governativo è la norma.
Si continua così, aspettando che per uscire da questa contraddizione – ossia la necessità di rilanciare il ciclo di accumulazione capitalistica dovendo impoverire le masse – il Capitale non ci arruoli tutti in un’ennesima guerra imperialista: quella che i circoli più reazionari unificati intorno alla NATO preparano contro i “nemici dell’umanità” da tempo demonizzati a reti unificate: Putin il terribile, i cattivissimi comunisti cinesi, gli inaffidabili iraniani, i pazzi nord-coreani, e via propagandando.
(3)http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6121&pg=14402
(4)http://linkcoordinamentouniversitario.it/con-il-nuovo-isee-piu-difficile-laccesso-alle-borse-di-studio-sul-calcolo-pesa-anche-lassegno-gia-ottenuto/ ; http://www.corriere.it/scuola/universita/15_settembre_17/aiuti-studio-con-nuovo-isee-crolla-domanda-borse-5558df8e-5d2c-11e5-aee5-7e436a53f873.shtml