Una commissione ONU si è pronunciata oggi sulla vicenda che vede protagonista Julian Assange, certificando come egli sia vittima da anni di “tortura psicologica”, riferendosi al controllo e alla sorveglianza continua esercitati sulla sua persona dalle autorità britanniche. La colpa di Assange – che vive protetto dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra – è come tutti sanno di aver diffuso documenti più o meno segreti da cui emerge nei dettagli l’ampiezza dell’illegalità e dei crimini statunitensi su scala globale.
Oltre ad Assange, ci sono altri dissidenti, che hanno in comune il destino di espatrio o prigione. Uno di essi è Edward Snowden, le cui rivelazioni hanno permesso di mettere in luce l’ampiezza dello spionaggio globale USA, in un momento in cui, 4 anni fa, gli USA accusavano furiosamente la Cina di spionaggio informatico di massa e violazione della privacy su scala globale.
L’imperialismo, è noto, fonda le sue accuse su ciò che conosce bene, addossa cioè ad altri le malefatte e i crimini che sta perpetrando: in questo modo attacca per primo e costringe il resto del mondo alla difensiva. Snowden vive attualmente in Russia, protetto dai servizi di sicurezza contro le “sparizioni improvvise” di cui la CIA è tristemente specialista. La prigione a vita lo aspetta in patria.
Proprio come Bradley Manning, militare condannato all’ergastolo per aver avuto lo scrupolo di svelare le torture e i crimini contro l’umanità (scusate ma non sappiamo definirli altrimenti) perpetrati dagli USA in Iraq.
A questi tre famosi e mediatizzati dissidenti, vogliamo aggiungere il meno noto al grande pubblico Leonard Peltier (1), attivista politico per la difesa dei diritti dei nativi americani (American Indian Movement, nella foto), vittime di genocidio, sterilizzazione forzata (2) e pratiche naziste da parte del governo USA, (sappiamo che non sta bene dirlo, ma anche qui non siamo in grado definire tali atti altrimenti che crimini nazisti), in carcere da anni sulla base di un processo farsa. Oppure un altro storico prigioniero politico, combattente per la liberazione di Porto Rico dal colonialismo USA, Oscar López Rivera, che marcisce nelle carceri USA da 35 anni.
Seppur da posizioni politiche differenti e anche contraddittorie, essi hanno in comune di temere per la loro libertà e vita, per aver messo seriamente in difficoltà il regime USA coi loro atti e/o rivelazioni. Sono cioè usciti dal recinto protetto della finta democrazia di cartapesta che gli USA e più in generale gli Stati capitalisti accordano ai cittadini, sconfinato dai ristretti spazi di “opposizione” che essa concede, e che non ammette siano valicati.
Interessi del doppiopesismo
Perché mai i fatti legati a queste quattro vicende non bastano ai media e all’opinione pubblica, ai politici, per montare campagne di stampa contro le restrizioni delle libertà negli Stati Uniti? Dove sono i “diritti umani” qui, quando a infrangerli sono i nostri governi borghesi? Perché mai non leggiamo ogni giorno sulle prime pagine dei giornali un aggiornamento sullo stato e la condizione della dissidenza e della prigionia politica negli USA?
E soprattutto, perché questi casi individuali non vengono mai associati alle migliaia di esecuzioni extragiudiziarie annuali che la polizia USA infligge ai poveri, neri ed emarginati (3)? Ai brogli ricorrenti e strutturali, alla discrezionalità e distorsione del sistema elettorale che fa delle elezioni USA poco più che una pagliacciata amministrativa (5)? Alla censura dei giornalisti, ricorrente quando la Guardia Nazionale deve sedare con la violenza le ricorrenti rivolte urbane (6)? Al divieto di organizzazione sindacale dei lavoratori sfruttati a 5 dollari l’ora dai colossi alimentari pena il licenziamento in tronco (7)?
Potremmo continuare all’infinito, citare mille altri esempi. Constatiamo invece che i media preferiscono accodarsi alle direttive del Dipartimento di Stato e i monopoli mediatici – CBS, CNN, FOX, SKY, le agenzie di stampa – non hanno nemmeno bisogno di tali direttive per veicolare il punto di vista imperiale, tanto sono economicamente implicati nel sistema. La teoria di base è così semplice! Additare senza posa tutti coloro che deviano in un modo o nell’altro dalla via indicata dagli interessi capitalistici prevalenti – ovvero quelli egemonici USA – come Stati canaglia.
Ogni buon giornalista, ricercatore e intellettuale sa, implicitamente o meno, che scegliendo il campo imperialista, e deblaterando la disinformazione borghese, può raggiungere posizioni di potere ed economiche inarrivabili se al contrario scegliesse di dire la verità. Il Capitalismo paga bene, e in questo principio di “remunerazione legittima” per veicolare la disinformazione di massa, si struttura l’opinione pubblica occidentale, sinceramente convinta di essere nel giusto e nel vero. In che cosa differisce dalla pura e semplice corruzione, fonte di ogni duratura manipolazione?
Per questa semplice ragione, nessuno riesce a mettere in dubbio e a scalfire profondamente tra le masse il mito dell’Impero della Libertà e del Bene scritto a tavolino negli uffici della Casa Bianca. Tra l’altro, genuflettersi davanti agli USA è saggio, se non si vuole che l’Impero della Libertà e del Bene bombardi senza pietà o destabilizzi, usando i più ignobili e sanguinosi metodi – dai fascisti in Ucraina, ai mercenari fondamentalisti in Siria – gli elementi riluttanti.
Dissidenti buoni e dissidenti cattivi
Ci hanno fatto conoscere a suo tempo invece il famoso Impero del Male, l’URSS dipinta come un enorme “campo-di-concentramento-totalitario” dai media e dagli intellettuali venduti. Ogni santo giorno, ogni ora, ogni minuto, con ogni mezzo, in ogni dove, l’anticomunismo di professione inculcava pregiudizi, menzogne, quando non vere e proprie volgarità e insulti, così a fondo nelle coscienze, da mistificare e capovolgere l’intera storia del 20esimo secolo, la percezione comune degli avvenimenti, togliendo alle masse la capacità critica di valutare e giudicare sulla base di fatti, ragionamenti e a mente fredda, gli aspetti positivi e negativi del sistema socialista.
I famosi dissidenti sovietici in particolare, in tutto qualche decina di individui molto famosi, facevano parte di questa campagna e si ingegnavano in maniera fin troppo zelante a propagare inverosimili storie, analisi, opinioni. Esse erano poi usate per illustrare al popolo come i comunisti opprimevano la libertà impedendo ai cittadini di esprimersi. Tale fenomeno dei “dissidenti”, alla cui ricerca si scatenano le gazzette al servizio delle classi capitaliste in ogni epoca, comincia negli anni ’70, come parte dell’attacco al Socialismo a quel tempo in espansione, arma politica per contenere lo slancio rivoluzionario dei lavoratori.
Due esempi per capire: i nostri campioni della libertà erano gente come Solženicyn, scrittore nostalgico dello zarismo e dello schiavismo medioevale, un mistico, un predicatore anti-modernità, autore di un libro storicamente inattendibile che nessuno ha mai letto ma famoso solo per il titolo e la pubblicità accordatagli, un reazionario della più pura specie. I suoi seguaci è più facile trovarli oggi tra i ranghi del partito filo nazista Jobbik in Ungheria, nelle cui file milita il fior fiore della ex-dissidenza anti URSS, di cui il fascista Orban faceva parte, che nei circoli progressisti.
Oppure Lech Walesa, cattolico integralista, anti-abortista omofobo e bigotto, leccapiedi del Papa più conservatore e politicante che sia mai esistito, amico di Pinochet e dei fascisti con cui si trovava in ottima compagnia, celebratore delle rivolte nazifasciste di Maidan a cui si è sentito in dovere di assegnare il premio “Lech Walesa Freedom prize” ( non è uno scherzo (8)).
Questo era il profilo dei cosiddetti dissidenti politicamente schierati, persone che decisero scientemente di mettersi al servizio dell’imperialismo USA, che blateravano liberamente sui media occidentali, o lottavano nei loro Paesi per sovvertire i governi socialisti col finanziamento del Dipartimento di Stato e il sostegno delle ambasciate Occidentali.
Oggi non è diverso. A Cuba ad esempio vive una giovane e famosa “blogger”, tale Yoani Sanchez, la cui missione consiste nel denunciare la presunta mancanza di libertà e diritti nell’isola. Ora dovrebbero spiegarci, e Yoani Sanchez per prima, come può una sedicente “blogger” pubblicare le sue note in tutta libertà a Cuba, e avere l’enorme impatto mediatico accordatogli dai media borghesi che la invitano a sparlare di Cuba in tutti i convegni internazionali.
Come possa propagandare vere e proprie menzogne – ovviamente prese come oro colato in quanto corrispondono per filo e per segno ai nostri pregiudizi anticomunisti incultati per decenni, e contribuire così a prepare incidentalmente le condizioni perché si chieda un intervento esterno contro Cuba – e poi fare tranquillamente ritorno in Paese, sotto la “spietata dittatura”, dopo le sue tournées internazionali, rimane un mistero della propaganda capitalista.
Insomma, vediamo i due pesi e le due misure applicati per demonizzare i nostri nemici, che lo sono in virtù di precisi fattori egemonici e economici e non per altro. Vediamo la nozione di libertà limitata all’autorizzazione illimitata di ripetere a pappagallo e in tutte le salse il punto di vista ufficiale, e a opporsi al punto di vista ufficiale solo nella misura in cui ciò sia completamente ininfluente, come chiacchiera da bar.
Vediamo l’oppressione e il potere senza limiti esercitato sulla società dalle classi dominanti protette dalla loro roccaforte più evoluta, professionale e spietata: gli Stati Uniti d’America.
(2)http://www.lindro.it/la-strage-della-sterilizzazione-forzata/ ;
(3) http://voce.com.ve/2015/12/27/149319/usa-monta-la-polemica-sulla-polizia-1-000-vittime-civili-nel-2015/
(5)http://www.repubblica.it/online/presidenziali_usa/republic/republic/republic.html ;http://www.comitatobolivariano.info/index.php?option=com_content&view=article&id=808:ex-presidente-usa-carter-sistema-elettorale-venezuelano-e-il-migliore-del-mondo&catid=37:societa&Itemid=37
(6)http://www.lettera43.it/esclusive/baltimora-cosi-si-muore-sui-furgoni-della-polizia_43675168831.htm
[…] se mettessimo scrupolosamente e continuamente in fila gli episodi di violazione di massa dei diritti umani, della libera associazione, delle libertà sociali e politiche…ci renderemmo conto, e l’opinione pubblica con noi, che quella che i giornali padronali […]