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Dalle rivolte di piazza al Colpo di Stato in Ucraina

Colpo di Stato in Ucraina

di Alberto Ferretti

Il 28 novembre 2013, al summit del Partenariato orientale dell’Unione europea di Vilnius, l’Ucraina decise di congelare i negoziati di associazione alla UE, rifiutandosi di firmare l’accordo che prevedeva prestiti per le banche ucraine e relazioni commerciali privilegiate coi paesi UE. Con questo accordo l’Europa mirava ad allargare le maglie del mercato unico, attraverso la creazione di una Zona di Libero Scambio e l’abbattimento progressivo delle barriere doganali, previa conformità dei prodotti ucraini agli standard UE.

Esso prevedeva inoltre, come corollario, l’accettazione di un prestito di 15,4 miliardi di dollari da parte del FMI condizionato a licenziamenti nel settore pubblico, moderazione salariale, aumento dei prezzi del gas, privatizzazioni in tutti i settori chiave dell’economia. Insomma il classico programma di austerità che noi conosciamo bene.

L’austerità: la borsa o la vita

Chi firmerebbe un tale accordo contro il proprio popolo? Ovviamente, tutti i nostri governi borghesi. I trattati europei come il Fiscal Compact, sottoscritti dai nostri dirigenti tra strepiti di gioia e retorica padronale, ne sono la prova migliore. Kiev preferì invece l’Unione doganale con la Russia.

D’altra parte, si può capire: il Cremlino offriva un prestito di 15 miliardi sotto forma di acquisto di bond ucraini in Euro, oltre al taglio il prezzo del gas naturale, con uno sconto previsto di 4 miliardi di dollari. Di fatto un prestito senza condizioni, se non rinforzare la cooperazione industriale nella prospettiva della creazione dell’Unione Euroasiatica, vista come fumo negli occhi dagli USA e UE.

Non firmando, l’obiettivo di Kiev era insomma di diventare meno dipendente dal FMI, con cui era indebitata fin dal 1994 in seguito a una lunga serie di prestiti che l’avevano spinta al default – come la Grecia oggi – con la complicità dei governi borghesi costituitisi in seguito alla caduta del socialismo. Il primo piano di austerità data infatti del 1994, sotto il governo Kuchma, quando il Fmi impose un pac­chetto al Paese che, tra le altre cose, fece perdere ai lavoratori il 75% dello stipendio in pochi anni, facendo dell’Ucraina – dal Paese prospero e potente che era all’epoca sovietica – il Paese più povero d’Europa.

La UE e gli USA furono logicamente sconvolti per la perdita del potenziale profitto rappresentato dalle risorse ucraine da prosciugare a così poco prezzo.  Sdegnate per il gran rifiuto, reagirono come hanno sempre fatto: con la violenza, scatenando la guerra civile all’interno dell’Ucraina.

Rivolta e ingerenza USA-UE

All’indomani del gran rifiuto, i partiti legati ai circoli liberali occidentali mobilitarono manifestanti che scesero in piazza a Kiev. La vice-segretaria di stato USA, Victoria Nuland, ebbe a confessare in quei giorni: “Dall’indipendenza dell’Ucraina (è così che la stampa borghese chiama la distruzione dell’Unione Sovietica ndr) nel 1991, gli Stati Uniti hanno … investito oltre 5 miliardi dollari per dare all’Ucraina il futuro che si merita”.

Ma dopo gli iniziali figuranti del ceto medio urbano presentabile a favore di telecamere, la piazza fu occupato dai loro scagnozzi – le milizie nazionaliste che iniziarono a incendiare Maidan con metodi terroristici. Ricordate bene i nomi della teppaglia  che per tre mesi terrorizzò Kiev e che è ora al potere: Svoboda, Pravi sector, e le svariate organizzazioni nate durante i combattimenti, come i « corpi di volontari per la sicurezza », il « congresso dei giovani nazionalisti ». Gruppi ben equipaggiati e addestrati militarmente, che poterono condurre vittoriosamente tre mesi di battaglia campale sotto il gelo dell’inverno ucraino, coperti politicamente dai governi occidentali. Elementi come Andriy Paroubiy – fondatore nel 1991 del partito nazista ucraino e Dmytro Iaroch – noto criminale, capo dell’organizzazione Settore Destro e attualmente deputato, nonché consigliere militare del Ministero della Difesa – dirigevano i branchi di fanatici nazionalisti pudicamente chiamati dai media « manifestanti pro-europei ».

Insomma, mentre i liberali tornavano nelle loro dimore, la loro manovalanza assassina portava a termine il necessario lavoro sporco sul terreno.

Al livello politico, l’attacco inizia il 14 dicembre 2013, quando il senatore americano John McCain andò in visita di sostegno ai manifestanti, e incontrò, o per meglio dire si presentò a dare ordini, al capo del partito nazista ucraino Oleh Tyahnybok, e agli altri leader dell’opposizione come Vitali Klitschko – pugile convertito alla politica coi soldi del CDD, il partito della Merkel e attuale sindaco di Kiev – et Arseni Iatseniouk, membro del partito « Patria » fondato dalla miliardaria Julia Timoshenko, attualmente Primo Ministro.

L’Europa ovviamente seguì, scondinzolando felice di assecondare il padrone statunitense. Sull’onda dell’entusiasmo imperiale, sfilarono in piazza Maidan i ministri tedeschi e scandinavi, mentre i più svariati politicanti legati a Bruxelles ammonivano Kiev di lasciare i manifestanti esprimere « democraticamente » e « pacificamente » il loro malcontento. Tutti incitarono la piazza a rivoltarsi e continuare la protesta.

Ora immaginate cosa sarebbe successo se, durante le rivolte di qualche giorno fa negli Stati Uniti contro gli omicidi impuniti della polizia, un ministro russo, cinese, venezuelano o cubano si fosse presentato a incitare la folla, elargendo finanziamenti. Ovviamente, vista la capillarità dei servizi di sicurezza americani (che ne fanno il più moderno ed efficace Stato di polizia al mondo), l’ipotesi è inverosimile, ma ammettiamolo solo per un istante. Succederebbe questo: egli verrebbe arrestato e fatto sparire in qualche carcere segreto; verrebbe approvata la legge marziale, liquidati i manifestanti come agenti del nemico straniero; l’episodio servirebbe poi come pretesto per scatenare un’ennessima guerra, tra gli applausi fragorosi della stampa borghese di destra e di sinistra. Questi sono gli USA: la storia – basti pensare agli anni ‘20-30 del secolo scorso e all’epoca maccartista – lo prova.

Ebbene, a parti inverse, ciò è quanto successe in Ucraina, senza che di fronte all’ingerenza dei nostri politici il governo potesse però opporre la minima resistenza, e senza che la Russia – pur rendendosi conto dell’aggressione in corso – potesse aiutare il governo ucraino in carica, pena farsi additare come invasore e cadere così nella trappola della provocazione orchestrata dagli USA. Invece, i nostri ministri poterono andare liberamente nelle piazze di un paese sovrano a incitare una folla di nazionalisti fanatici a rovesciare un governo legittimo, ma colpevole di non fare gli interessi dei capitalisti nostrani.

Yanukivoich passò in una notte dallo status di Presidente a quella di dittatore sanguinario. I media borghesi sciorinavano la retorica e la menzogna di un popolo tutto intero che si sollevava per l’Europa, contro la sempre cattivissima Russia. I giornalisti chiamavano questa rivolta di stampo reazionario, « battaglia per i valori europei », criminalizzando ogni analisi critica come falsità propagandista pro-russa. La maggioranza dei cittadini ucraini che voleva il ritorno alla calma e sosteneva le scelte del governo in carica scomparì dalle televisioni e dal dibattito dei media occidentali.

Il Colpo di Stato in Ucraina

Questa sceneggiata scritta a tavolino da Washington e Bruxelles andò in onda a reti unificate per tre mesi. E anche quando si vedevano chiaramente le teste rasate coi loro simboli nazisti incendiare autobus ed edifici pubblici, assaltare le sedi istituzionali, quelle dei sindacati e del Partito Comunista in particolare, picchiare funzionari e civili usando ogni tipo di arma bianca e da fuoco, ebbene di fronte a questa violenza squadrista, i nostri dirigenti esortavano il governo ad « ascoltare la voce del popolo » qualificando pubblicamente le manifestazioni come « non violente ». Concretamente, evitare la repressione significava lasciare gli squadristi fare il lavoro sporco per la borghesia ucraina legata a doppio filo con UE e USA. Così fu, il tutto per assecondare la loro necessità di espansionismo economico.

Finché la famosa strage operata dai « misteriosi » cecchini che spararono indistintamente su poliziotti e manifestanti – chiara manovra dell’opposizione per mettere alle corde il governo di fronte all’opinione pubblica – fece precipitare gli eventi. Sotto l’insostenibile pressione delle milizie fasciste e delle cancellerie occidentali, Yanukivoich fu deposto il 27 febbraio 2014.  Il governo legittimo fu rimpiazzato dagli uomini della destra ed estrema destra parlamentare, mentre le milizie fasciste furono annesse al Ministero degli Interni e della Difesa. Oleksander Turchinov, braccio destro della Tymoshenko, fu nominato capo di Stato ad interim, in attesa delle elezioni presidenziali indette per il 25 maggio 2014.

Il nuovo governo golpista si sdebitò coi suoi sostenitori europei ratificando il trattato di associazione e varando immediatamente le misure di austerità previste dall’accordo. Al contempo, vietò per decreto l’uso della lingua russa, parlata da metà della popolazione, e iniziò le procedure per la messa al bando del Partito comunista, grazie a una Rada in mano a oligarchi e nazionalisti, e alla presidenza « democratica » dell’uomo d’affari e arci-miliardario Petro Porochkenko.


Fonti:

Sull’accordo economico-commerciale, documento ufficiale:

http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2013/april/tradoc_150981.pdf

http://www.dirittiglobali.it/2014/03/fmi-allucraina-yatseniuk-si-prestito-se-aumentate-bollette/

Rivolte di piazza :

https://www.youtube.com/watch?v=yefBkIvw6B4

http://www.silviacattori.net/spip.php?article5221

http://www.letemps.ch/Page/Uuid/b6c24ff4-62a0-11e3-85d1-4a1da01ad8ae/A_Kiev_lopposition_marque_un_point

http://edition.cnn.com/2014/03/05/world/europe/ukraine-leaked-audio-recording/

Nuovo esecutivo filo-occidentale:

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-03/se-soros-e-finanza-scelgono-governo-dell-ucraina-084934.shtml?uuid=ABOLVKLC

3 Replies to “Dalle rivolte di piazza al Colpo di Stato in Ucraina”

  1. Fascisti su Kiev – Ottobre says: 14 Ottobre 2015 at 20:31

    […] le prime proposte legislative del governo golpista – guidato all’epoca come oggi dal golden boy della politica filo-americana Arseni Yatseniuk […]

  2. Per un nuovo 25 aprile – Ottobre says: 28 Ottobre 2015 at 13:54

    […] (D’altronde, oggi la Liberazione dal fascismo sarà celebrata da coloro che sostengono il Colpo di Stato fascista in Ucraina. Per questi signori si tratta solo di parole vuote, consensuali, a favore di telecamere e menzogne […]

  3. Le mani sul mondo: l’imperialismo dopo la grande recessione – Ottobre says: 22 Novembre 2015 at 16:12

    […] Militare: gli USA dispiegano sistemi d’arma all’Est contro la Russia, tramite l’allargamento della NATO. La Russia non può non rispondere. Ne consegue una corsa al riarmo da ambo le parti (vedi in questo quadro la crisi ucraina) […]

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