Una parte del mondo ha celebrato il 9 maggio scorso, a Mosca, i 70 anni della sconfitta della Germania hitleriana e la fine della Seconda Guerra mondiale. Evento quanto mai epocale, fondatore della contemporaneità. Ma se non ve ne siete accorti, o non ne siete al corrente, non preoccupatevi, è tutto normale. Compresi in quella parte del mondo, infatti, ci sono tutti, tranne noi.
Ora, ciò può apparirvi coerente con le pulsioni e gli interessi della nostra classe dirigente imperialista che non si fa scrupoli ad usare bande di estremisti reazionari e persino apertamente fascisti ovunque gli convenga: non si vede quindi perché dovrebbero celebrarne la fine. Soprattutto quando il merito ricade principalmente sui suoi acerrimi nemici, i terribili comunisti sovietici.
Per tali ragioni, dunque, a Mosca il 9 maggio c’erano tutti tranne i dirigenti occidentali, e i nostri media probabilmente parlavano d’altro.
Due conti con la storia
I nostri governanti e i nostri media servili trattano la sconfitta del Nazismo come un’evidenza storica, una banalità risolta in un paio di mesi da un pugno di americani sbarcati in Europa al grido di veni vidi vici. Col risultato che oggi sono tutti pronti a prendersene il merito, e nessuno in buona fede a riconoscere la verità: la vittoria su Hitler e la sua cricca genocidiaria fu opera preponderante dell’Armata Rossa, diretta dal Partito Comunista dell’URSS, coadiuvata dalla resistenza partigiana dei popoli dell’Est, sui quali si è riversata per 4 terribili anni l’intera furia omicida della Wermacht e delle SS.
Il bilancio parla di 27 milioni di vittime per l’URSS. Nonostante questa ecatombe – stiamo parlando del 15% della popolazione – l’URSS vinse e si risollevò dalla più terribile distruzione che una nazione abbia mai subito nella storia. Gli USA, il cui contributo fu certo importante, contano dal canto loro 400 000 morti, e nessuno in patria, ovviamente. La sproporzione è talmente enorme che sarebbe indecente e offensivo prendersi i meriti di una tale vittoria senza riconoscere il ruolo e i sacrifici immani supportati da chi pagò cara la propria resistenza e la propria lotta. Invece noi ci permettiamo di offendere, boicottando l’invito a partecipare alle commemorazioni del sacrificio che è valso anche la nostra libertà, dando paternalistiche quanto non richieste lezioni di democrazia.
Messa da parte l’arroganza e la malafede dei nostri dirigenti, la verità è che, mentre 27 milioni di sovietici morivano, l’Europa continentale viveva sotto l’ordine fascista: l’Italia, la Romania e l’Ungheria erano alleate del Reich e partecipavano con le loro truppe alla guerra di sterminio all’Est; la Spagna e il Portogallo, così come la Francia collaborazionista, inviavano volontari, mentre i Paesi nordici si erano dal canto loro « fatti invadere » senza alzare un dito. Gli Usa e la Gran Bretagna erano occupati in scaramucce in Africa del Nord con alcune divisioni secondarie della Wermacht, evitando con cura di aprire il secondo fronte occidentale tanto richiesto dal Stalin, che avrebbe permesso fin dalla battaglia di Stalingrado (1942-1943) di alleggerire il peso della guerra che gravava interamente sulle spalle dell’URSS e prendere in una tenaglia i nazisti per accellerarne la resa.
Ma nel 1944, di fronte al pericolo di vedere i comunisti uscire come i soli vincitori del conflitto, il comando alleato decise di entrare seriamente in guerra, aprendo il tanto atteso secondo fronte nel giugno dello stesso anno – ben due anni dopo Stalingrado – con lo sbarco in Normandia, quando ormai l’Armata Rossa aveva liberato mezza Europa e si dirigeva a Berlino per chiudere la partita con Hitler e la sua cricca di esaltati. Giusto in tempo per sedersi sul tavolo dei vincitori con pochi sacrifici e pochi sforzi, se comparati a ciò che hanno sopportato i popoli dell’URSS.
Tutto dimenticato? Come riscrivere la storia della Seconda Guerra mondiale
Pare di sì, ma non è sempre stato così. Il ruolo dell’URSS, all’epoca, appena usciti dalla guerra, era di un’evidenza lampante per tutti. A riprova, in un studio realizzato recentemente dall’istituto di sondaggi francese Ifop, vengono comparati i risultati di un sondaggio svolto nel 1945 e nel maggio 2015 in Francia. Alla domanda su quale nazione avesse contribuito di più alla sconfitta della Germania, nel 1945 il 57 % degli intervistati rispondeva ovviamente l’URSS, mentre solo il 20% optava per gli USA e appena il 12% per la Gran Bretagna. E questo nel Paese in cui aveva avuto luogo pochi mesi prima lo sbarco in Normandia, evento celebrato oggi come il fattore decisivo della sconfitta del fascismo dalla propaganda borghese!
Ebbene, il risultato del ribaltamento quotidiano della realtà e delle menzogne propalate dai media è tale che nel maggio 2015, alla stessa domanda, i francesi rispondono l’esatto contrario: per il 54% dei sondati la sconfitta del nazismo fu opera degli USA, per il 18% della Gran Bretagna e solo il 23 % è ancora in grado di riconoscere onestamente il ruolo dell’URSS.
Nessuno sa più che l’URSS sconfisse il fascismo tedesco; a scuola non si studia, nelle università si evita di approfondire e in televisione e sui giornali si mistifica. I nostri giornalisti, ricercatori e politici sanno quel che fanno, dato che sanno quanto giova alle loro carriere e al loro portafogli gridare “viva gli USA” dai tetti e dai balconi, a dispetto della verità. Se continua così, tra 20 anni tutta Europa crederà sinceramente che il Nazismo fu sconfitto… dall’Europa stessa!
70 anni di propaganda e falsificazione spacciata per scienza storica hanno prodotto la rimozione del passato. Ormai tutti in Occidente attribuiscono i meriti a chi stava a guardare, cioè noi stessi, e solo pochi sono in grado di interpretare la storia al di fuori della propaganda. Ovviamente, questi pochi sono derisi e umiliati dalla grande stampa, dove scrivono le penne più influenti, boriose e supponenti dell’intelligentsia italiana. Tuttavia l’opinione popolare, all’uscita della guerra, era perfettamente allineata sul peso militare, i sacrifici e le vittorie effettive sul campo di battaglia, piuttosto che sulla disinformazione odierna – che noi chiamiamo libertà d’informazione.
Ci fa piacere ribadire che c’è stato un periodo in Europa – prima che il lavaggio del cervello di massa e l’anti-comunismo isterico iniziassero a prendere piede – in cui i popoli europei riconoscevano lucidamente i meriti dell’URSS di Stalin. Quello che oggi l’opinione pubblica chiama ipocritamente lavoro sulla memoria non è altro che distorsione della storia, funzionale alla criminalizzazione del comunismo. Abboccano tutti, in particolare la delicata borghesia di sinistra, la “società civile” e i riformisti all’acqua di rose.
Fonti e approfondimenti :
http://www.marx21.it/storia-teoria-e-scienza/storia/25600-la-cancellazione-della-storia.html
[…] era uscita materialmente a pezzi, ma vincitrice eroica della Seconda guerra mondiale: 27 milioni di morti, cioè più del 10% della popol…, un inimmaginabile numero di feriti e invalidi di guerra, la parte occidentale dell’Unione […]