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La rivolta di piazza Maidan: fascisti su Kiev

Piazza Maidan: fascisti

di Alberto Ferretti

L’8 aprile 2015 sarà una data da ricordare per il futuro dell’Europa.

Il giorno in cui Rada ucraina ha votato il divieto della propaganda e dei simboli comunisti, per via della legge che equipara il comunismo al nazismo. Questo atto è il risultato del processo legislativo iniziato dopo il Colpo di stato del febbraio 2014, e delle violenze antioperaie e razziste che seguirono in tutto il paese, sotto lo sguardo compiaciuto dell’Europa dei diritti dell’uomo.

Già le prime proposte legislative del governo golpista – guidato all’epoca come oggi dal golden boy della politica filo-americana Arseni Yatseniuk – furono il tentativo la messa al bando del Partito Comunista e il divieto di usare il russo, prima lingua della metà della popolazione ucraina. A queste proposte particolarmente odiose si aggiungeva ovviamente l’accettazione del piano di austerità targato UE e FMI, che pesa oggi sulle spalle delle classi popolari ucraine come i piani di austerità e i tagli pesano sulle spalle dei lavoratori italiani.

Odio di classe e odio etnico dunque le parole d’ordine del nuovo governo filoeuropeo, nel più classico stile dei governi reazionari del Novecento. I quali, la storia ci dimostra, hanno sempre iniziato la loro opera vietando l’attività dei partiti operai e delle forze sindacali – per sdebitarsi nei confronti del capitale finanziario che li ha piazzati al potere – e attaccando le minoranze etniche in nome della pulizia della razza. Il governo ucraino – il cui Presidente, nonché imprenditore miliardario, Poroshenko è ricevuto con tutti gli onori da Renzi nei corridoi di Palazzo Chigi – non fa eccezione.

Piazza Maidan: fascisti ovvero squadrismo organizzato

Sin dall’inizio delle manifestazioni, nel novembre 2013, poi trasformatesi in sommosse, contro il governo Ianukovich a piazza Maidan – governo conservatore di cui il Partito Comunista era coerentemente all’opposizione – i militanti operai furono presi di mira da parte delle organizzazioni di estrema destra che dirigevano la rivolta. I loro nomi evocano le pagine più nere della storia europea: Pravyï sektor (il cui leader Dimitri Yarosh è stato appena nominato consigliere del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito), Svoboda (fondato nel 1991 con il nome di Partito Social-Nazionalista d’Ucraina); formazioni al cui confronto Casa Pound, la Lega o il FN francese sembrano degli scolaretti alla gita delle medie.

USA e UE hanno legittimato e appoggiato tali organizzazioni fasciste, al fine di instaurare un regime pro-occidentale a Kiev. E dal febbraio 2014, col rovesciamento del governo in carica, non si contano le violenze, le intimidazioni e le minacce nel parlamento e fuori. Tutto questo va avanti nel silenzio della stampa benpensante occidentale e dei media ucraini in mano agli oligarchi filoeuropei. Gli stessi oligarchi che finanziano i famigerati battaglioni Aidar, Azov, Dnepr-1, e Donbass; vere e proprie milizie naziste che seminano il terrore nell’Est del Paese.

Questi squadroni della morte, a cui si associano gli estremisti di destra provenienti da tutta Europa, sono inquadrati nella Guardia Nazionale Ucraina, dipendente dal Ministero dell’Interno, finanziata coi soldi dell’FMI e consigliata dalla CIA, come pubblicamente dichiarato dal Dipartimento di Stato USA. Essi fiancheggiano l’esercito regolare ucraino nella guerra criminale contro una parte del proprio popolo: il Donbass.

Quando infatti, nell’aprile 2014, le regioni di Donetsk, Luganks e Kharkiv si sollevarono contro i golpisti di Kiev, il governo centrale smise per ritorsione di versare pensioni e stipendi. Aggiungendo cosi agli attuali crimini di guerra e alla barbarie dei volontari nazionalisti, la miseria indotta per decreto. Misura abominevole e classista, che non ha impedito agli operai e minatori dell’Est di continuare a combattere contro l’usurpatore nazionalista al soldo imperialista.

Per tali ragioni, gli insorti del Donbass furono immediatamente etichettati dalla “libera stampa” occidentale come “terroristi filorussi”. Come lo furono i martiri di Odessa. Tutti noi ricordiamo infatti con orrore gli oltre 40 morti, giustiziati e bruciati vivi nella Casa dei Sindacati di Odessa il 3 maggio 2014. Si tratta del crimine più atroce e dimenticato commesso dalle belve nazionaliste di Kiev. Vogliamo almeno noi rendere omaggio al loro sacrificio, mentre è assordante il silenzio dei nostri governi, obbligati a sostenere coloro che appiccarono il fuoco con premeditazione, dopo aver bloccato all’interno dell’edificio i malcapitati, in seguito a una caccia al « russo » durata un intero pomeriggio per le strade della città. Un vero e proprio pogrom, un atto di pulizia etnica celebrato impunemente dai nazionalisti ucraini come un esempio da seguire.

Perché il Partito Comunista

Il Partito Comunista Ucraino andava colpito poiché godeva di un radicato sostegno popolare e di una numerosa rappresentanza parlamentare, una buona proiezione elettorale, oltre ad essere il depositario della tradizione sovietica oborrita dalla borghesia ucraina e dai nazionalisti. Il bersaglio era fin troppo ghiotto. Alle elezioni presidenziali del maggio 2014, il segretario del partito Piotr Simonenko fu costretto a ritirare la propria candidatura poiché vittima di numerosi attentati che quasi costarono la vita a lui e ai suoi famigliari. Lo stesso accadde ad altri membri meno in vista del partito, mentre i semplici militanti subivano il quotidiano linciaggio: picchiati, intimiditi, minacciati dagli squadristi e arrestati arbitrariamente dai servizi segreti, non poterono presentarsi che in poche circoscrizioni.

Gli sparuti elettori che si mobilitarono per andare alle urne sotto i manganelli fascisti capirono il messaggio. Il risultato fu la scomparsa della pattuglia parlamentare del partito dal parlamento, interamente in mano oggi alle forze di destra, dall’ala liberale filo-atlantica a quella ultranazionalista.

Per l’UE e gli USA, si trattò ovviamente di elezioni regolari e di una grande vittoria della democrazia. Ebbene, questo parlamento ha votato ha votato i crediti di guerra contro il proprio popolo, le privatizzazioni e l’austerità, per completare al livello legislativo il lavoro fatto sul terreno attraverso il terrore, e registrare i cambiamenti reazionari avvenuti nell’ultimo anno nel Paese.

Oppressione di classe, un paese in svendita

Nella nuova Ucraina europea, l’arresto di militanti comunisti e sindacali, la messa al bando di partiti e associazioni operaie, la distruzione e chiusura delle loro sedi, i pogrom anti russi sono considerate dai nostri governi e dalla nostra stampa borghese come il preludio alla democrazia, ai diritti dell’uomo, alla modernità.

In effetti non hanno torto.

L’oppressione dei lavoratori è il cuore e il contenuto più profondo delle politiche europee. Cui si accompagna necessariamente l’austerità economica, la “moderazione salariale”, le privatizzazioni, per “rassicurare i mercati”, secondo il linguaggio raffinato degli economisti borghesi. Ecco la ragione per la quale i nostri governi sostengono il governo ucraino: non certo perché ciechi di fronte alle violenze, ma perché le considerano necessarie alla stabilizzazione di un ordine economicamente conforme a quello professato dall’UE.

I fatti dimostrano senza possibilità di smentita che una cappa di terrore nazionalista – composto di odio di classe e fanatismo etnico antirusso -, regna oggi in Ucraina. Sulla punizione collettiva di una parte del proprio popolo; sull’oppressione dei militanti caduti in silenzio, o ridotti al silenzio dalla paura, si sta costruendo l’Ucraina filoeuropea. Dove da oggi, 5 anni di prigione sono assicurati per chi esporrà la Bandiera Rossa, o canterà le canzoni partigiane celebranti la vittoria contro il Nazismo, mentre nelle strade delle città dell’Ovest si celebrano impunemente le SS e la Wermatch sterminatrice, i collaborazionisti ucraini guidati all’epoca da Stepan Bandera, complici di indicibili atrocità antisemite durante l’occoupazione tedesca e a Kiev.

Nel frattempo, i partiti di governo si apprestano a svendere alle grandi società occidentali i terreni e l’intero apparato industriale del Paese, per ripagare i debiti contratti dai governi post-sovietici con l’FMI, e spartirsi con loro l’immenso malloppo. E questa è l’unica vera ragione di fondo, la causa prima del dramma che si sta consumando oggi nel Paese.


Breve rassegna stampa

Il voto alla Rada http://contropiano.org/news/internazionale-news/2015/04/11/ucraina-furia-fascista-contro-i-monumenti-sovietici-e-arresti-di-massa-a-odessa-030166

Sui battaglioni nazisti : http://www.newsweek.com/evidence-war-crimes-committed-ukrainian-nationalist-volunteers-grows-269604

http://popoffquotidiano.it/2014/11/04/lucraina-svolta-ancora-piu-verso-destra-nazi-sempre-piu-al-potere/

Sulla carneficina di Odessa : http://www.panorama.it/news/marco-ventura-profeta-di-ventura/ucraina-odessa-strage-russia-fasciti-pravy-sektor/

Sulla repressione anti operaia : http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2014/04/10/AQWjawQC-comunista_incendiata_partito.shtml

http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/25356-in-ucraina-la-repressione-si-scatena-contro-il-movimento-sindacale.html

https://www.rbc.ua/rus/news/na-simonenko-soversheno-pokushenie-16052014210900ttentato-contro-petro-simonenko/81610426.html

5 Replies to “La rivolta di piazza Maidan: fascisti su Kiev”

  1. Crisi e fascismo – Ottobre says: 14 Giugno 2015 at 14:46

    […] vede emergere al suo seno rigurgiti fascisti, che fa finta di non vedere o appoggia, come in Ucraina. Il motivo di un tale atteggiamento risiede nel fatto che dal punto di vista del Capitale i […]

  2. Il fascismo rinasce in Portogallo – Ottobre says: 24 Ottobre 2015 at 23:44

    […] delle classi capitaliste, non dimentichiamo però che dall’altra parte dell’Europa, in Ucraina, tale ordine economico è stato imposto a colpi di milizie fasciste, e ferocia militare verso le regioni […]

  3. La guerra civile in Ucraina: dalle rivolte di piazza al Colpo di Stato – Ottobre says: 28 Ottobre 2015 at 22:00

    […] l’uso della lingua russa, parlata da metà della popolazione, e iniziò le procedure per la messa al bando del Partito comunista, opera riuscita definitivamente l’8 aprile 2015 con la legge adottata dalla Rada in mano ai […]

  4. Le mani sul mondo: l’imperialismo dopo la grande recessione – Ottobre says: 22 Novembre 2015 at 16:12

    […] frattempo, sono la Siria e le regioni ucraine del Donbass a essere stritolate da questo meccanismo omicida del capitalismo finanziario; i cui […]

  5. Cina Popolare/Unione Europea: l’insostenibile paragone – Ottobre says: 30 Gennaio 2016 at 18:37

    […] ricondotto sotto l’egida UE/NATO a colpi di squadracce fasciste è particolarmente illuminante. Avevamo già avuto modo di dire che la repressione sanguinosa in Ucraina equivale alle riforme liber…, entrambi manifestazioni dello stesso contenuto: l’oppressione feroce di una classe sull’altra, […]

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